PIAZZA PONTI Un suggestivo angolo di Gallarate |
A proposito di piazza Ponti, nelle prime righe di questo pregevole libro, l'autore Lorenzo F. Guenzani, scrive: "in questo modesto angolo... si nascondono alcune fra le tracce e le testimonianze più antiche della nostra storia cittadina". Qui, in effetti, si capta ancora il senso di un passato glorioso, così lo spazio e il tempo della storia si coniugano spontaneamente con l'ordine del quotidiano. Piazza Ponti, uno spazio tutt'altro che anonimo, che caratterizza la vita contemporanea e che fa trovare i Gallaratesi, come in altri tipici luoghi cittadini, a proprio agio con lo spazio della storia personale. Certo uno dei riferimenti principali a questo rendezvous con il passato è insito nella famosa tomba gallica che è come se la città dei due galli si facesse (attingiamo da "Il Codice Da Vinci") "adorna d'opre di artisti incantati". Tomba gallica quale simbolo della città di Gallarate adornata da tante opere di celebri artisti, in vari luoghi e spazi, e ornata da mirabili testimonianze di architetture legate anche alla trascendenza. In piazza Ponti ecco la chiesa di S.Antonio, all'interno ornata in particolare dal Biagio Bellotti e dal Rosnati; qui ebbero vita le confraternite di Santa Marta e S. Luigi Gonzaga, qui si ricorda pure la congregazione religiosa dei Disciplini, qui avveniva la benedizione degli animali, referente il Santo Patrono degli stessi. La brezza della storia apre pagine straordinarie su quella che un tempo era piazza Carobbio, con la presenza di un ristorante dalla omonima griffe, sulle contrade dei Mercanti e della Pace, sui vicoli del Torchio e del Transito, dilatando il respiro storico verso la contrada Fara, termine di origine longobarda. Nel libro di Lorenzo F. Guenzani notevole, oltre alla formidabile parte letteraria, è l' apporto di mappe (diverse elaborate da papà Alberto) e immagini, cioè a dire che la complessiva appropriazione affettiva di un luogo fa parte della sua definizione, come se il passato personale e il passato storico entrassero, lo abbiamo già più sopra evidenziato, in risonanza. In queste pagine si ritrovano luoghi familiari e ricordi, un presente piacevole e un passato sempre più lontano. La poesia e la bellezza di piazza Ponti restituiscono, pertanto, al tempo stesso, la sensazione di una certa forma di permanenza e quella del tempo che fugge.
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E allora lasciamo che lo sguardo si perda e si ritrovi nella geometria delle facciate, dei palazzi, delle quattro strade che convergono e implodono in e da piazza Carobbio, della chiesetta un tempo dislocata in una posizione più distaccata e marginale, per riappropriarsi del passato sempre suggestivamente incombente e del "genius loci" che anche qui operò mirabilmente. La riproduzione di un verbale di una congregazione segreta tenutasi in una notte del gennaio del 1851, di una grandiosa processione del Corpus Domini all'inizio del '900, delle lapidi incastonate nel fianco della chiesa di S.Antonio conducono il lettore verso la parte finale del libro che, approdo all'attualità, illustra la veduta del condominio S. Antonio Abate, realizzato nel 1957. |
Le frontiere oggi scompaiono, ma il fatto non riguarda la poesia dei luoghi, perché è "sul posto" che si lascia veramente apprezzare la possibilità di un altrove sempre possibile. Entrare e uscire da piazza Ponti (come da Gallarate e da qualsiasi luogo), lasciarla e ritrovarla, significa allora avvertire la solidità del legame che ci stringe ad essa e ne fa un luogo caro. Elio Bertozzi |